mercoledì 2 gennaio 2013

Il titolo originale di questo quadro era:




"Il regalo di Natale di mia suocera"


Dopo il monoguanto da cucina ( una roba così ma molto, molto più brutta), la pochette in stoffa color vomito (e dettagli floreali incollati a vinavil), i sali da bagno (allegati al consulto ingegneristico per posare in orizzontale la doccia, non avendo ovviamente vasca)  il miniaspirapolvere frutto di una sudata raccolta punti 2002 (regalatomi un anno fa), questo giro Gli avevo chiesto di impedire l'emersione natalizia della compenente sadica di sua madre.

Se proprio il regalo andava fatto, piuttosto il levapelucchi.  
Davvero.
(Non è che Lui ci azzecchi molto, nemmeno. Il completino acrilico fintopizzo quantoprudo non l'ho ancora ben digerito).
(E non solo quello).
(Per non parlare di Sua zia. La giovane coppia piena di sogni e senza soldi che aveva appena messo su casa, si sente dire un felice giorno "beh, vi ho fatto un regaluccio utile utile".
Nemmeno Napoli a Capodanno eguagliava il mio tripudoio interiore perchè Sì, sua zia è piena di soldi da far schifo. Quindi, come minimo, speravo che al portabiancheria biposto in stoffa by Ikea ci pensasse lei. Poi ha tirato fuori dalla borsina un pacchetto, e mi si è smorzato l'entusiasmo, per non parlare di quando, scartando l'oggetto, ho trovato una statuina color Carlo Conti alle Hawaii.
"E' un Burlunzio della casa Il nome non deve esser quello ma non importa, un nume protettore nepalese Perchè noi abitiamo ad un tiro di schioppo dall'Everest, l'ho preso a poco Figurati e ho pensato a voi Grazie".
Scrooge: le fai una pippa.
Che se l'anima si vedesse, sulla sua ci sarebbe uno strato di polvere e la scritta "lavami").

"Ma mia madre vuol farti una sorpresa"
"Che vada al mercato equoe&solidale, che ce ne sono di brutte cose anche lì" (questa non me la perdona facile).

Non è andata al mercatoequo, ma deve aver vinto alla pesca di beneficenza di Monpuzzo Miramare il premio di consolazione.
E me l'ha impacchettato con la stessa carta che fodera i cassetti di casa.
Nemmeno lo sforzo di fare una confezione decente.

Di regola, non porto rancore, men che meno adesso che le mie preziose energie sono dirette verso scopi più nobili.
Ma checcacchio, questa me la segno.





Per la cronaca: era un kit in finto legno, completamente disassato, con dieci spagnolette colorate, un ditale, un paio di  forbici, un metro, uno spago per imbastire, dieci spilli e quattro aghi.
Io detesto cucire, tanto è vero che mi sono votata agli appiccicosetti che coprono le toppe e si attaccano col ferro da stiro.
Forse la signora non si ricorda che ho per le mani, in tutti i sensi   - anche decisamente volgari - il suo unico figlio maschio.





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